mercoledì 14 febbraio 2007

"…il più bel promontorio del mondo."




[...]Palermo, lunedi 2 aprile 1787 Alle tre del pomeriggio, con sforzo e fatica, entrammo finalmente nel porto, dove ci si presentò il più ridente dei panorami. Mi sentivo del tutto rimesso, e il mio godimento fu grande. La città situata ai piedi di alte montagne, guarda verso nord; su di essa, conforme all’ora del giorno, splendeva il sole, al cui riverbero tutte le facciate in ombra delle case ci apparivano chiare. A destra il Monte Pellegrino con la sua elegante linea in piena luce[...]
Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia (1786-1788)

Quello che Goethe definì “il promontorio più bello del mondo”, Monte Pellegrino, si tinge di violetto, di rosa, di tutte le tonalità di grigio, a seconda delle condizioni atmosferiche, e riflette la sua immagine, come un gigantesco Narciso su uno specchio d’acqua.

Monte Pellegrino, montagna sacra per antonomasia, con tracce culturali risalenti al IV secolo a.C. che rinviano a un culto punico, dedicato probabilmente alla dea Tanit, dea della fertilità. Le prime testimonianze di culto in ambito cristiano risalgono invece al VII secolo. L’attuale vestibolo all’aperto della grotta-santuario di santa Rosalia coincide con il luogo di una primitiva edicola punica, poi trasformata in epoca cristiana (probabilmente dedicata alla Madonna) in epoca bizantina o normanna.

I Greci lo chiamarono “Herkté” per la sua ripidezza, gli Arabi “Gebel Grin“, monte vicino, da cui forse Pellegrino.
Insediamenti punici. L'identificazione di Monte Pellegrino con l'Ercte o Eircte menzionato da Polibio a proposito di Panormus durante la prima guerra punica nel 247 c. C. Amilcare vi pone l'accampamento tenendo testa ai Romani per tre anni) ha costituito per lungo tempo argomento di discussione tra gli studiosi. Le varie ipotesi di localizzazione della montagna fortificata (Monte Castellacio, Monte Pecoraro, Monte Palmita), basate su una diversa lettura di alcuni punti del passo polibiano e delle fonti antiche e su minuziose osservazioni delle evidenze topografiche ed archeologiche, hanno visto prevalere l'interpretazione tradizionale anche in considerazione della notevole quantità di testimonianze archeologiche di età punica rinvenute a Monte Pellegrino. Gli scavi condotti nel 1992 in località Piano della Grotta, una zona pianeggiante antistante l'area del Santuario hanno rivelato la presenza di un insediamento fortificato. La fortificazione consiste in un muro largo circa 1 metro, eretto a secco con pietre locali di varia pezzatura e racchiude una vasta superficie di pianoro compreso tra il Cozzo di Mandra, il Santuario e il Gorgo di S. Rosalia. All'interno dell'area fortificata sono stati aperti due saggi in prossimità dei resti di una cisterna rivestita di cocciopesto. Si è accertato che la fase finale di occupazione, caratterizzata da crolli e dalla presenza di sigillata africana D, è riferibile alla tarda età imperiale. La fase più antica finora individuata è inquadrabile fra il IV e il III sec. a.C. Tra l'abbondante materiale ceramico è possibile riconoscere numerosi frammenti di anfore puniche e di ceramica a vernice nera.

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